di NANDO CIANCI
L’immagine positiva – rispetto a quella attuale – che si ha della politica italiana dalla Liberazione alla fine della cosiddetta Prima Repubblica risente certamente della retorica che sempre gli uomini costruiscono quando si aggregano intorno ad idee che, per essere unificanti, devono necessariamente essere alte. Sì che, quando la realtà non si rivela, per così dire, all’altezza di quelle idee (come è avvenuto con il socialismo, il liberalismo e altre correnti politico-culturali) la distanza fra i due livelli viene colmata con la retorica. Quella che riveste di broccato la cruda nudezza dei fatti per conferire loro nobiltà. O di stracci per farla sembrare peggiore.
La retorica, non solo in politica, spesso annebbia la visione del passato, rendendolo più bello del presente, perpetuando quel mito di una passata età dell’oro, da rimpiangere e a cui tornare, che accompagna l’umanità sin da quando la civiltà ha mosso i primi passi.
Tuttavia, alcune delle caratteristiche dell’età politica nata dalla fine della seconda guerra mondiale, che svolgevano una funzione positiva, sono effettivamente scomparse.