Le polemiche scatenate dalle “accuse” di genitori provenienti da altri sistemi scolastici non porteranno a nulla, se non andiamo alla radice dei problemi e non ragioniamo sull’idea di scuola che vogliamo. Abbandonando luoghi comuni e superstizioni.
di NANDO CIANCI
Stupita da quel che succedeva nelle aule e da come è impostata la scuola italiana, una signora finlandese ha ritirato i figli dalla frequenza di un istituto siracusano, informandoci sulle ragioni di tale decisione con una lettera ai giornali. È seguita a ruota un altro pubblico atto d’accusa da parte di una genitrice polacca. Esigenza di esternare un disappunto accusatorio? Amore per l’Italia alla quale si vorrebbe donare consigli per “raddrizzare” la scuola? Poco importa.
Le reazioni, come sempre, sono state diverse. Ad iniziare da quelle dei difensori dell’onor patrio ferito, disposti magari ad ammettere qualche neo nella nostra scuola, ma non che ci vengano impartite lezioni dall’estero (di casa mia posso parlar male solo io).