Nell'epoca del grande sviluppo della tecnologia e della potenza che tramite essa acquisiamo, per paradosso sentiamo più acuta la fragilità della specie umana. E della necessità di nuove e più profonde forme di democrazia.
di NANDO CIANCI
Dire che mai come oggi la fragilità della condizione umana si manifesta in tutta la sua nudezza ci fa, al contempo, sfiorare la trappola del luogo comune e toccare da vicino una macroscopica contraddizione.
Luogo comune, perché sappiamo da sempre che la fragilità ci accompagna inevitabilmente (e su di essa hanno scritto pagine alte di poesia e di prosa i grandi della letteratura, della filosofia e delle arti).
Ma anche paradosso, perché nell’epoca in cui ci siamo dotati di supporti tecnologici portentosi che ci aiutano ad affrontare ogni sorta di avversità, in cui la medicina e gli stili di vita ci hanno consentito – almeno in certe parti del mondo – di allungare la durata media della vita, in cui abbiamo costruito ogni sorta di difesa da attacchi di varia natura, ci sentiamo stranamente piccoli e fragili.