La sottovalutazione del rapporto dei cittadini con i loro alberi fa emergere una coscienza civile inaspettata che rende evidente come a Marghera si guardi agli alberi non solo con il desiderio di vederli moltiplicati, sani e vitali, ma come capita sempre nei luoghi in cui l’oggetto dell’attenzione è prezioso, in un rapporto speciale.
Marghera 2009 dopo l’industrializzazione
C’era una volta un progetto ambizioso per Marghera, quello di realizzare una cittadina che avesse tanti spazi verdi al pari di quelli dedicati alle industrie. Era questa l'idea che agli inizi degli anni ‘20 Pietro Emilio Emmer, ispirato da Ebenezer Howard e dal suo modello di città giardino, presentò affinché i cittadini veneziani vivessero in un quartiere salutare e non sovrappopolassero il centro storico. L'obiettivo era la possibilità di avere a disposizione spazi ampi e verdi che migliorassero la vivibilità del territorio. Per mancanza di fondi l'opera non è mai stata portata a termine.
Marghera è uno dei tanti esempi che si possono fare riguardo una brutale industrializzazione, che poi è andata in decadenza, e alla quale non è stato affiancato un contorno adeguato a bilanciare l'inquinamento ambientale e visivo.
Abbiamo bisogno di ossigeno, di alberi, di correre in un prato libero da barriere di cemento.
Non è una necessità solo dei bambini, le fughe dalla città durante il week end per raggiungere luoghi più rilassanti e puliti rendono chiara l'importanza che ha il verde nel nostro equilibrio. Imparare a ripensare gli spazi urbani non utilizzati, per rivalutarli e sviluppare aree naturali che abbiano come unico impatto quello di migliorare la nostra salute. Dovrebbe essere l'imperativo degli addetti ai lavori, ma anche dei cittadini che esprimono il diritto a una convivenza sana con l'ambiente che abitano.