La fotografia come forma di resistenza e bisogno di memoria dopo le macerie del terremoto.
Cos’è casa? Un luogo sicuro, il nostro territorio. Le pareti delimitano l’area in cui ci muoviamo con più naturalezza, in cui condividiamo azioni quotidiane con gli affetti più vicini. Uno spazio in cui ci sentiamo protetti e noi stessi.
La casa e gli oggetti che la riempiono parlano di chi siamo, sono il prolungamento della nostra identità. Vedo nelle macerie lampi di colore, sono gli oggetti più diversi che si riaffacciano al cielo.
A crollare non è solo l’abitazione, ma tutto quello che c’è dentro.
Le cose che ci appartengono sono vissute, investite di significato. Nell’epoca del consumismo, ci sono cose che non si possono ricomprare. Semplicemente perché non hanno lo stesso valore affettivo. Quello che noto tra gli oggetti estratti sono molte fotografie.
Le persone chiedono soprattutto di poter riavere le immagini. Il bisogno di una memoria che resta intatta, anzi si rafforza.
La carta diventa più forte della pietra che crolla.
Forse rappresentano questo le fotografie, una forma di resistenza.
Fotografie realizzate nelle Marche in collaborazione con l'osservatorio per il dopo sisma Lo stato delle cose alla fine del 2017.
Progetto fotografico di documentazione e ricerca ancora in corso.