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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

CORSICA (parte seconda)

RITABART Molto efficace è l’appellativo di “isola della bellezza” attribuito alla Corsica, terra che avvince a un primo sguardo e invoglia il viaggiatore a proseguire nella ricerca dei suoi tanti volti.

 FIRMA BARTOLUCCIMagnifico sarebbe se le parole potessero restituirne lo spirito profondo legato al suono del vento, ai tanti sentori che lo impregnano, all’aspro delle rocce che si dissetano nell’acque, all’umidore dei boschi e alla forte valenza storica di centri grandi e piccoli. Un’invocazione alle Muse potrebbe tornare d’aiuto, ma non ne è più il tempo; non resta che sperare nell’immaginazione di chi legge e nell’indulgenza per chi scrive. 
L’iter muove da Calvi, una cittadella medievale che s’alza da un costone roccioso a picco sul mare ed è cinta da CALVImura possenti che la rendono inespugnabile e sembrano fondersi con le rocce del promontorio. Pittoresche viuzze e antichi palazzi cinquecenteschi animano il suo centro, mentre il “Cammino di ronda” lungo i bastioni – un tempo praticato dai soldati per sorvegliare gli accessi alla città – oggi garantisce ai turisti viste sublimi. Nel quartiere basso della marina in estate prende avvio una intensa vita animata, che si effonde e propaga fino alle alture della cittadella mediante uno splendido percorso alberato di palme che ricalca l’atmosfera delle promenade in Costa azzurra di primo Novecento, quando eleganti signore in abiti chiari e ombrellino davano avvio a un turismo d’élite. Spiagge, baie e calette s’inseguono lungo il litorale e completano il fascino di questo prezioso centro.
Continuando nel percorso costiero occidentale, s’incontra la frequentata località balneare di Porto col suo magnifico golfo, incastonata tra le rosse falesie delle Calanche di Piana, rocce granitiche alte anche 300 metri dalle forme più strane scolpite dal vento che, come fuochi, si ergono dalle azzurre trasparenze marine. Qui la natura è l’indiscussa protagonista che esalta e sopraffà quanti ne sanno essere partecipi.
AJACCIOAjaccio, capitale dell’isola, vanta antiche origini. Popoli italici, i Liguri per primi, l’abitarono; a loro fecero seguito molteplici invasori. Molte leggende avvolgono il suo nome: quella che lo fa risalire all’eroe greco Aiace Telamonio, oppure ancora al termine greco agathon (buon porto) come a quello latino adjacium (spazio aperto recintato, ma inteso anche come luogo adiacente a un altro) con cui i Romani indicavano l’insediamento o, infine e più credibilmente, la spiegazione che lo vuole correlato al termine toscano agghiacciu, nel significato di ovile. Tutte ipotesi comunque utili ad aggiungere fascino alla città. Sicuramente il centro storico rimanda alle caratteristiche delle città liguri con strade strette, case colorate, tipici mercati. Deve soprattutto la sua fama a Napoleone Bonaparte che vi nacque e la cui casa natale è stata trasformata in museo; a lui sono inoltre dedicate vie e piazze. Un altro museo di prestigio europeo, il secondo dopo il Louvre in Francia, è il Fesch che ospita una delle collezioni più importanti dell’arte italiana che appartenevano al cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone. Oltreché d’arte e di cultura, la città si fregia di un bell’ambiente naturale ricco di spiagge e di una vegetazione mediterranea così odorosa, che faceva dire a Napoleone di poter riconoscere la sua isola a occhi chiusi, solo percependone il profumo.
Bonifacio è il centro più meridionale, dotato di particolare incanto per come la natura e l’uomo l’han provveduto. Arroccato su un fiordo, si affaccia sul mare da una bianca, abbacinante falesia alta più di 70 metri e, come un miraggio, lievita tra l’azzurrità di acqua e cielo. La zona interessante è la cittadella col centro storico diviso in Città alta e Città vecchia, caratterizzate da tortuose stradine e piazze da cui si gode uno splendido panorama che tocca fin le vicine coste della Sardegna. Dall’alto della cittadella, intagliata nella roccia, prende avvio una straordinaria scalinata di circa 200 gradoni che conduce in basso fino al mare, detta Scalinata del Re d’Aragona, in quanto da questi voluta per espugnare più agilmente la città e, leggenda vuole, fosse realizzata in una sola notte. In realtà frati francescani l’avevano in precedenza approntata, in tempi molto lunghi, per approvvigionarsi di acqua potabile da una sorgente posta in profondità. Non mancano spiagge di suggestiva bellezza dalle sabbie soffici e bianche. Poco discoste dalla cittadina s’incontrano quelle di Rondinara, a forma di conchiglia, di Tonnara e quella del Piccolo Sperone circondata da rigogliosa macchia mediterranea.
PALOMBAGGIAPorto vecchio è un altro borgo marino di origine genovese, popolo che lo fondò con l’intenzione di sfruttarne le risorse saline e, allo scopo, costruì la cittadella per controllare dall’alto il porto, i movimenti che vi si verificavano e i temuti assalti dei pirati. La parte vecchia, circondata da cinque bastioni, racchiude un piccolo nucleo dal fascino mediterraneo con strette strade piene di vita. Ha un entroterra fertile e adatto alle coltivazioni e colline rivestite da querce da sughero. Vi si trovano le più belle spiagge dell’isola, tra cui quella di Palombaggia che è un trionfo di colori per il rosso porpora delle scogliere, il candore della sabbia, il verde brillante dei pini a ombrella che la orlano fin quasi alla riva e la marezzatura cangiante dell’acqua.
Proprio da Porto Vecchio partono numerosi percorsi che conducono alle vicine montagne, caratterizzate da alti passi e foreste, in un misto di paesaggi tra l’alpino e il mediterraneo. Pini, larici, faggi e un sottobosco fiabesco di muschi e felci giganti rivestono le rocce granitiche, mentre libere si aggirano frotte di cinghiali, maiali selvatici e mucche che non ho esitato a immortalare in più scatti, tanto mi parevano testimonianza di una natura integra, fiabesca e selvatica. La foresta dell’Ospedale – questo è il nome della riserva, mutuato da un antico sanatorio che vi aveva sede e accoglieva la tanta gente che nel passato era afflitta da malaria – si profila come un’oasi paradisiaca di profumi e frescure. Un lago artificiale di discrete dimensioni occhieggia tra il verde degli alberi; il canto di uccelli di ogni tipo, unito a quello di piccoli ruscelli a fior di terra, donano un incredibile ristoro. Poco oltre lo specchio d’acqua, una cascata di circa 70 metri, dal curioso nome di Piscia di Gallo, fuoriesce da un buco nella roccia. Ѐ raggiungibile a piedi, ma per un sentiero viscido e accidentato, per cui mi son contentata di sentirmela “raccontare” da chi, più in forze, ne aveva fatto diretta esperienza. Passi, situati ad altitudini superiori ai mille metri, completano il sorprendente quadro alpestre con sublimi visioni che spaziano lontano sino al mare. Sono quelli di Bavella e Vacca morta che, tra boschi e cime granitiche, proiettano il visitatore in una dimensione tanto opposta e parimenti bella a quella marina, facendogli così dono di vivere al contempo due vacanze in una.

 

Per leggere la prima parte cliccare qui

 

Le foto di Calvi e di Ajaccio sono Pixabel.com
La foto di Palombaggia è di Jean François Bonachera (creativecommons.org CC BY-NC-ND 2.0)

 

 

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