Nei primi mesi del 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, si assiste, nell’Italia fascista, al “risveglio operaio”, che si manifesta in una serie di scioperi, i primi in Italia dopo diciotto anni di dittatura, che nel marzo tendono a investire numerose fabbriche del Nord. Dopo alcune fermate spontanee del lavoro, verificatesi già negli ultimi mesi del 1942, la prima protesta di massa si verifica il 5 marzo a Torino (una città definita “porca” da Mussolini, per lo scarso entusiasmo da sempre ostentato nei confronti del fascismo), creando viva apprensione nelle questure e tra i gerarchi del regime. L’organizzazione fa capo soprattutto alla presenza di una cellula comunista clandestina, particolarmente attiva alla FIAT di Mirafiori, da dove la protesta si estende ad altre aziende piemontesi. Una settimana dopo, nonostante la militarizzazione delle fabbriche, e i rischi che la protesta stessa comporta, essa arriva a Milano (in particolare alla Breda di Sesto San Giovanni, alla Falck e alla Marelli), all’Emilia e al Veneto, motivata da un crescente malcontento contro il pesante orario di lavoro, la guerra, i bombardamenti, la fame e il regime. Nonostante i tentativi di intimidazione e repressione messi in atto dalle autorità fasciste, la partecipazione operaia è massiccia, e gli scioperi si concludono con apprezzabili conquiste salariali. Nelle settimane successive, oltre duemila lavoratori verranno fermati, e molti di loro arrestati e spediti davanti al Tribunale Speciale. Ma tutto ciò non basterà a fermare un movimento che, nei mesi seguenti, tenderà sempre più a saldarsi con la lotta partigiana.
Pochi mesi dopo gli scioperi, nel luglio del 1943, inglesi e americani sbarcheranno in Sicilia, determinando il crollo definitivo del regime fascista.
Agli scioperi del marzo del 1943, considerati uno dei primi episodi della Resistenza italiana, si ispira la canzone La fabbrica (1975) degli Stormy Six, una delle tante dedicate dal gruppo milanese (particolarmente attivo nell’ambito della canzone di protesta degli anni Settanta) alla Resistenza, interpretata dallo stesso, in sintonia con la storiografia marxista, come “lotta di popolo”. Rifiutando una lettura puramente economicistica e sindacale degli scioperi, il suddetto filone storiografico tende invece ad esaltare il loro valore politico, nonché la loro testimonianza dell’opposizione operaia al fascismo e alla sua disastrosa conduzione della guerra. Particolare efficacia la canzone degli Stormy Six rivela nel descrivere il contesto nel quale matura la protesta operaia, scandito soprattutto dalle disastrose sconfitte militari (“nel fango le armate del duce e del re”) e dal lutto che si abbatte sulle nostre città (“sempre più donne vestite di nero”); il clima di trepidazione e di frenetico attivismo che precede lo sciopero (“e corre qua e là un ragazzo a dar la voce”); e soprattutto l’impotenza mostrata dal regime nell’arginare l’ondata della protesta (“alla Breda rossa i fascisti son scappati”).
Il cinque di marzo del quarantatrè
nel fango le armate del duce e del re
gli alpini che muoiono traditi lungo il Don.
Cento operai in ogni officina
aspettano il suono della sirena
rimbomba la fabbrica di macchine e motori
più forte è il silenzio di mille lavoratori.
E poi quando è l’ora depongono gli arnesi
comincia il primo sciopero nelle fabbriche torinesi.
E corre qua e là un ragazzo a dar la voce
si ferma un’altra fabbrica altre braccia vanno in croce.
E squillano ostinati i telefoni in questura
un gerarca fa l’impavido ma comincia a aver paura.
Grandi promesse la patria e l’impero
sempre più donne vestite di nero
allarmi che suonano, in macerie le città.
Il dieci marzo il giornale è a Milano
rilancia l’appello il PCI clandestino
gli sbirri controllano fan finta di sapere
si accende la boria delle camicie nere.
Ma poi quando è l’ora si spengono gli ardori
perchè scendono in sciopero centomila lavoratori.
Arriva una squadraccia armata di bastone
fa dietro-front subito sotto i colpi del mattone
e come a Stalingrado i nazisti son crollati
alla Breda rossa in sciopero i fascisti son scappati.