Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza utente. Continuando la navigazione accetti l'utilizzo.

 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

LA SPORCA GUERRA/1

BOB DYLANIl conflitto vietnamita è stato contrastato anche attraverso le canzoni, soprattutto di Bob Dylan, che colsero i segnali di mutamento e  di ribellione nei confronti della società consumistica, in atto nella società americana.

                                    di ROBERTO LEOMBRONI                                                           

Oltre ai film, di cui parliamo nella rubrica Cineprese, la guerra nel Vietnam ha ispirato numerose canzoni di protesta in ROBERTOtutto il mondo. Tra le più significative, si ricorda la celebre Masters of war (Signori della guerra) di Bob Dylan. Composto nel 1963, il brano esprime al meglio l’abilità del cantautore nel tradurre nel linguaggio della canzone giovanile la critica sociale che sta per esplodere in tutto il mondo, conoscendo un successo che travalica i confini degli Stati Uniti (in Italia, ad esempio, esso conoscerà varie versioni, tra le quali, nel 1967, quella di Rudi Assuntino, un cantautore vicino al Nuovo Canzoniere Italiano). Se A hard rain’s gonna fall esprimeva le preoccupazioni per una possibile guerra nucleare, innescata dalla crisi di Cuba, Masters of War vede invece la luce quando la guerra nel Vietnam è ormai imminente. Scagliandosi contro i “signori della guerra” (i fabbricanti di armi che si arricchiscono fomentando guerre, ma anche i “politicanti” della Casa Bianca), esso rivela il carattere violento di un intero sistema politico-sociale, e invoca una risposta che non sia soltanto moralistica. Pur destinata anch’essa a diventare un inno pacifista delle nuove generazioni, la canzone esprime in realtà piuttosto la collera e, al tempo stesso, la ribellione, destata dal senso di impotenza che affligge tante persone, sempre più insofferenti nei confronti di una civiltà accusata di spacciare in maniera ingannevole un atto di guerra per un’azione di pace.

https://youtu.be/JEmI_FT4YHU   

Come you masters of war
you that build all the guns
you that build the death planes

you that build the big bombs
you that hide behind walls
you that hide behind desks.
I just want you to know
I can see through your masks.

You that never done nothin’
but build to destroy.
You play with my world
like it’s your little toy.
You put a gun in my hand
and you hide from my eyes
and you turn and run farther
when the fast bullets fly.

Like Judas of old
you lie and deceive.
A world war can be won
you want me to believe.
But I see through your eyes
and I see through your brain
like I see through the water
that runs down my drain.

You fasten the triggers
for the others to fire.
Then you set back and watch
when the death count gets higher.
You hide in your mansion
as young people’s blood
flows out of their bodies
and is buried in the mud.

You’ve thrown the worst fear
that can ever be hurled.
Fear to bring children
into the world
for threatening my baby
unborn and unnamed.
You ain’t worth the blood

that runs in your veins.

How much do I know
to talk out of turn.
You might say that I’m young
you might say I’m unlearned.
But there’s one thing I know
though I’m younger than you.
Even Jesus would never
forgive what you do.

Let me ask you one question.
Is your money that good
will it buy you forgiveness.
Do you think that it could
I think you will find
when your death takes its toll.
All the money you made
will never buy back your soul.

And I hope that you die
and your death’ll come soon.
I will follow your casket
in the pale afternoon.
And I’ll watch while you’re lowered
down to your deathbed.
And I’ll stand o’er your grave
‘til I’m sure that you’re dead.

Traduzione italiana di Fernanda Pivano

Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie.
Voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere.

Voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo.
Voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole.

Come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate.
Una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda.
Ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù nella fogna.

Voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale.
Voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango.

Avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi.
Paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome.
Voi non valete il sangue che scorre nelle vostre vene

Che cosa sono io

per parlare quando non è il mio turno.

Direte che sono giovane.
Direte che non ne so abbastanza.

Ma c’è una cosa che so.
Anche se sono più giovane di voi so

che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate.

Voglio farvi una domanda.
Il vostro denaro vale così tanto?
Vi comprerà il perdono?
Pensate che potrebbe?
Io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima.

E spero che moriate
e che la vostra morte giunga presto.
Seguirò la vostra bara
in un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano

giù nella fossa.
E starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siate morti.

BOB DYLAN 1Segnali di mutamento, in atto nella società americana, legati alla protesta contro la guerra nel Vietnam, nonché a una più generale ribellione nei confronti della società consumistica e di un sistema sociale ritenuto profondamente ingiusto, emergono anche in altre canzoni di Bob Dylan, molto apprezzate dal pubblico giovanile e premonitrici del “vento che sta cambiando”. Blowin’ in the wind (Soffia nel vento) è esattamente il titolo del brano che apre l’album The Freewheelin’ Bob Dylan, una canzone-simbolo dell’imminente movimento di contestazione giovanile. Composta nel 1963, ispirata (per ammissione dello stesso Dylan) allo spiritual anti-schiavista dell’Ottocento No More Auction Block for Me, essa esprime in maniera efficace la sofferenza, la solitudine, il difficile cammino verso la pace e la libertà che attraversano le nuove generazioni. Nelle sue parole, emerge la necessità di cambiare in profondità un genere umano che finora, nonostante duemila anni di evoluzione, si è mostrato indifferente di fronte alle sofferenze degli altri, allo sfruttamento dei popoli più deboli, alle stragi e alle guerre. Grazie soprattutto alla capacità di coniugare l’immediatezza del messaggio con la profondità del suo contenuto, in un mondo combattuto tra speranza e paura, Blowin’ in the wind è ritenuta una sorta di manifesto di un’intera generazione: quella dei giovani americani delusi della politica estera dei loro governi, accusata di aver scatenato prima la guerra fredda (con il suo contorno di equilibrio del terrore atomico) e poi il conflitto nel Vietnam. Portata al successo al festival di Newport nel luglio del 1963 (nel corso del quale è eseguita anche dal gruppo folk Peter, Paul and Mary), destinata a diventare ben presto l’inno degli attivisti per i diritti civili, essa sarà tradotta in tutte le lingue e cantata a squarciagola nelle piazze e nei cortei, a Berkeley come a Berlino, a Parigi come a Roma.

https://youtu.be/MMFj8uDubsE

How many roads must a man walk down
before you call him a man?
Yes, ‘n’ how many seas must a white dove sail
before she sleeps in the sand?
Yes, ‘n’ how many times must the cannon balls fly
before they’re forever banned?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
the answer is blowin’ in the wind.

How many times must a man look up
before he can see the sky?
Yes, ‘n’ how many ears must one man have
before he can hear people cry?
Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows
that too many people have died?
The answer...

How many years can a mountain exist
before it’s washed  to the sea?
Yes, ‘n’ how many years can some people exist
before they’re allowed to be free?
Yes, ‘n’ how many times can a man turn his head
Pretending he just doesn’t see?
The answer...

Traduzione italiana di Michele Murino

Quante strade deve percorrere un uomo
prima che lo si possa chiamare uomo?
Sì, e quanti mari deve sorvolare una bianca colomba
prima che possa riposare nella sabbia?
Sì, e quante volte le palle di cannone dovranno volare
prima che siano per sempre bandite?

La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Quante volte un uomo deve guardare verso l’alto
prima che riesca a vedere il cielo?
Sì, e quante orecchie deve avere un uomo
prima che possa sentire la gente piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno perchè egli sappia
che troppe persone sono morte?

La risposta...

Quanti anni può esistere una montagna
prima di essere spazzata fino al mare?
Sì, e quanti anni la gente deve vivere
prima che possa essere finalmente libera?
Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa
fingendo di non vedere?

La risposta...

Altrettanto dura è l’accusa rivolta in With God on our side (Con Dio dalla nostra parte), anch’essa di Bob Dylan, alla pretesa di combattere guerre in nome di Dio. La canzone, composta nel 1964, è adattata sulla musica di The Patriot Game del cantautore irlandese Dominic Behan, una canzone popolare, ripresa a sua volta da un motivo originario delle Appalachian Mountains. Il brano di Dylan ripercorre, dissacrandola, l’intera storia degli Stati Uniti (in particolare quella dei suoi conflitti: dalla guerra contro gli indiani per la colonizzazione del West alle due guerre mondiali, dalla guerra fredda contro i russi a quella combattuta nel Vietnam con armi chimiche), narrando con angoscia l’escalation dell’aggressività della politica estera americana, sempre “giustificata” con una sorta di spirito di “crociata”. Il titolo della canzone evoca il tipico atteggiamento mentale, particolarmente diffuso nell’opinione pubblica e nel governo americani, di chi vuole dimostrare di avere ragione, al di là delle smentite imposte dalla realtà. Alla fine tuttavia sembra prevalere nella canzone un ottimismo di fondo (“Se Dio è dalla nostra parte impedirà la prossima guerra”).

https://youtu.be/5y2FuDY6Q4M

My name it is nothing

my age it means less.
The country I come from

is a part of the Free West.
I was taught and brought up there

its laws to abide
and that the land that I live in

has God on its side.
Oh the history books tell it

they tell it so well.
The cavalries charged

the Indians fell.
The cavalries charged

the Indians died
for the country was young

with God on its side.

Oh the Spanish-American War

had its day
and the Civil War too was

soon laid away
and the names of the heroes

I’s made to memorize
with guns in their hands

and God on their side.
Oh the first World War

it came and it went.
The reason for fighting

I never could get.
But I learned to accept it

accept it with pride
for you don’t count the dead when

God’s on your side.

And then the second World War

it came to an end.
We forgave the Germans

and now we are friends.
Though they murdered six million

in the ovens they fried
the Germans now, too, have

God on their side.
I’ve learned to hate Russians

all through my whole life.
If another war starts

it’s them we must fight
to hate them and fear them

to run and to hide
and accept it all bravely
with God on my side.

But now we have weapons

of chemical dust
and if fire them we’re forced to

why then fire them we must
one push of the button

and a shot the worldwide
and you never ask questions

when God’s on your side
though many a long hour

I’ve thought on this
that Jesus Christ was

betrayed by a kiss.
But I can’t think for you.

You will have to decide
whether Judas Iscariot

had God on his side.

And now as I leave you

I’m weary as hell.
The confusion I’m feelin’

there ain’t no tongue can tell.
The words fill my head

and drop to the floor
that if God’s on our side

he’ll stop the next war.

Traduzione italiana di Franco Senia

Il mio nome non conta.

La mia età significa ancora meno.
Il paese da cui provengo

fa parte dell’occidente libero.
Sono stato cresciuto ed educato

ad obbedire le sue leggi
e la terra in cui vivo

ha dio dalla sua parte.
Oh, i libri di storia lo dicono

e lo raccontano così bene.
La cavalleria caricava

gli indiani cadevano.
La cavalleria caricava

gli indiani morivano.
Poiché il paese era giovane

con dio dalla sua parte.

La guerra ispano-americana

aveva fatto il suo tempo
ed anche la guerra civile

è stata presto dimenticata
e i nomi degli eroi

li ho imparati a memoria
con il fucile nelle loro mani

e dio dalla loro parte.
Oh la prima guerra mondiale

è cominciata ed è finita.
La ragione per combattere

non l’ho mai capita.
Ma ho imparato ad accettarla

accettarla con orgoglio.
Perché non si contano i morti quando

si ha dio dalla propria parte.

E quando la seconda guerra mondiale

si concluse
noi perdonammo i tedeschi

ed ora siamo amici
nonostante ne abbiano ammazzato sei milioni

li hanno cotti nei forni.
I tedeschi adesso, anche loro

hanno dio dallo loro parte.
Ho imparato ad odiare i russi

per tutta la mia vita.
Se ci sarà un’altra guerra

saranno loro che noi dovremo combattere.
Dovremo odiarli e temerli

per scappare e nasconderci
ed accettare tutto coraggiosamente

con dio dalla nostra parte.

Ma adesso abbiamo armi

con polvere chimica
e se saremo costretti ad usarle

quando noi dovremo usarle
uno premerà il bottone

e salterà il mondo intero.
E tu non devi fare domande

quando dio è dalla tua parte.
Per molte lunghe ore

ho pensato su questo
che Gesù Cristo venne

tradito da un bacio.
Ma io non posso pensare per voi.

Voi dovete decidere
se Giuda Iscariota

avesse dio dalla sua parte.


Ed ora bisogna che vi lasci.

Ho addosso una stanchezza infernale.
La confusione che provo

non può essere descritta da nessuna lingua.
Le parole riempiono la mia testa

e si spargono sul pavimento.
Se dio è dalla nostra parte

fermerà la prossima guerra.

BOB DYLAN 2Significativa espressione della canzone politica e di protesta, alle soglie del Sessantotto, è un’altra celebre canzone di Dylan: The times they are a-changin’ (I tempi stanno cambiando). Composta poco prima dell’assassinio di John Kennedy, e pubblicata nel 1964), essa si presenta come una coinvolgente ballata dai contenuti progressisti, nella quale Dylan scaglia potenti invettive contro una società considerata marcia e da cambiare radicalmente. Con i toni visionari e biblici della profezia, Dylan esprime la propria fiducia nel futuro, e si lascia andare a una sorta di ammonimento ai suoi coetanei, ma anche agli intellettuali e ai detentori del potere, preannunciando il cambiamento dei tempi e l’avvento di un mondo alla rovescia, in cui “i primi” saranno “gli ultimi”: i figli si ribelleranno contro le aspettative e i pregiudizi dei propri genitori, ai quali viene energicamente chiesto di non criticare quello che non sono in grado di capire. Anche questa canzone, come le precedenti, contribuisce alla “colonna sonora” che accompagna il movimento contro la guerra nel Vietnam e la rivolta di Berkeley, descrivendo con precisione un irripetibile accadimento della storia.

https://youtu.be/90WD_ats6eE   

Come gather ‘round people
wherever you roam
and admit that the waters
around you have grown.
And accept it that soon
you’ll be drenched to the bone.
If your time to you
is worth savin’
then you better start swimmin’
or you’ll sink like a stone.

For the times they are a-changin’.

Come writers and critics
who prophesize with your pen
and keep your eyes wide.
The chance won’t come again
and don’t speak too soon
for the wheel’s still in spin
and there’s no tellin’ who
that it’s namin’.
For the loser now
will be later to win.
For the times...

Come senators, congressmen
please heed the call.
Don’t stand in the doorway
don’t block up the hall.
For he that gets hurt
will be he who has stalled.
There’s a battle outside
and it is ragin’.
It’ll soon shake your windows
and rattle your walls.
For the times...


Come mothers and fathers
throughout the land
and don’t criticize
what you can’t understand.

Your sons and your daughters
are beyond your command.

Your old road is
rapidly agin’.
Please get out of the new one
if you can’t lend your hand.
For the times...

The line it is drawn
the curse it is cast.

The slow one now

will later be fast.
As the present now
will later be past
the order is
rapidly fadin’.
And the first one now
will later be last.
For the times...

Traduzione italiana di Michele Mari

Venite gente
Dovunque vaghiate
E ammettete che le acque
Ormai sono cresciute
E accettate che presto
Sarete quasi annegati
Il vostro tempo
Lo state sprecando
Voi cominciate a nuotare
Se non volete affogare
Perché i tempi stanno cambiando

Venite scrittori e poeti
Che uccidete con le penne
Tenete gli occhi aperti
L’occasione è solenne
Non parlate troppo presto
Perché la ruota gira ancora
E non c’è nessuno
Che dice chi sta chiamando
Il perdente adesso
Vincerà domani
Perché...

Venite senatori, ministri
Ascoltate il messaggio
Non state sulla porta
Non bloccate il passaggio
Chi si ferirà
Sarà chi ci ha impediti
C’è una battaglia fuori
E sta infuriando
Scuoterà le finestre
Abbatterà i vostri muri
Perché...

Venite madri e padri
Da nazioni intere
E non criticate
Se non potete capire
I vostri figli e le vostre figlie
Vi sono già sfuggiti
La vostra vecchia strada
Sta scomparendo
Uscite da quella nuova
Se non volete aiutare
Perché...

La linea è tracciata
Il rito eseguito
Chi è lento adesso
Sarà poi più spedito
Il presente ormai
Sarà passato domani
L’ordine sta
già scomparendo
il primo adesso
sarà ultimo domani
perché...

PHIL OCHSAncora più decisa ed esplicita risulta la condanna della guerra nel Vietnam in I Ain’t Marching Anymore (Non marcerò più), composta nel 1965 da Phil Ochs, un cantautore folk nordamericano, vero “cronista” della protesta degli anni Sessanta, noto per la radicalità e l’aggressività dei suoi testi, alternativa al “moderatismo” prevalente negli altri cantautori, e per aver rinnovato, nel corso degli anni Sessanta-Settanta, raccogliendo l’eredità del grande cantautore Woody Guthrie (1912-67), la tradizione della canzone folk di protesta. All’interno di uno schema, in gran parte analogo a quello del precedente brano di Dylan, in questa canzone di Ochs, inserita nell’omonimo album, lo scontro generazionale emerge in tutta la sua portata: qui infatti è un soldato a ripercorrere le tappe della storia americana, scandita da guerre decise dai “vecchi”, che hanno sempre imposto ai “giovani” un esoso tributo di sangue: la perentoria conclusione, espressa dalla decisa volontà di non “marciare più”, esprime gli orientamenti di migliaia di giovani che protestano contro la guerra attraverso i numerosi sit-in o bruciando le cartoline-precetto che li chiamano alla leva. La canzone, interpretata anche da Arlo Guthrie (figlio di Woody), è destinata a diventare il loro inno e costa a Ochs l’emarginazione dalla radio e dalla televisione americane dal 1965 al 1967.

https://youtu.be/gv1KEF8Uw2k

Oh I marched to the battle of New Orleans
at the end of the early British war.
The young land started growing.
The young blood started flowing.
But I ain’t marchin’ anymore.

For I’ve killed my share of Indians
in a thousand different fights.
I was there at the Little Big Horn.
I heard many men lying.
I saw many more dying.
But I ain’t marchin’ anymore.

It’s always the old to lead us to the war.
It’s always the young to fall.
Now look at all we’ve won with the sabre and the gun.
Tell me is it worth it all.

For I stole California from the Mexican land.
Fought in the bloody Civil War.
Yes I even killed my brother
and so many others
and I ain’t marchin’ anymore.

For I marched to the battles of the German trench
in a war that was bound to end all wars.
Oh I must have killed a million men.
And now they want me back again.
But I ain’t marchin’ anymore

It’s always the old...

For I flew the final mission in the Japanese sky.
Set off the mighty mushroom roar.
When I saw the cities burning
I knew that I was learning
that I ain’t marchin’ anymore.

Now the labor leader’s screamin’ when they close the missile plants.
United Fruit screams at the Cuban shore.
Call it “Peace” or call it “Treason”,
call it “Love” or call it “Reason”,
but I ain’t marchin’ any more.

Traduzione italiana di Riccardo Venturi

Oh, ho marciato alla battaglia di New Orleans
alla fine della prima guerra contro l’Inghilterra.
Il giovane paese cominciava a crescere.
Il giovane sangue cominciava a scorrere.
Ma non marcerò più.

Perché ho ucciso la mia parte di Indiani
in mille battaglie differenti.
Ero lì, a Little Big Horn.
Ho udito tanti uomini in agonia.
Ne ho visti molti più morire
ma...

Sono sempre i vecchi a mandarci alla guerra.
Sono sempre i giovani a cadere.
Ora guardate tutto quel che abbiamo vinto con la sciabola e il cannone.
Ditemi se ne valeva la pena.

Perché ho rubato la California alla terra messicana.
Ho combattuto nella sanguinosa guerra civile
e sì, ho ucciso persino il mio fratello
e tanti altri
e non marcerò più.

Perché ho marciato alle battaglie nelle trincee tedesche
in una guerra che avrebbe fatto finire tutte le guerre.
Oh, devo avere ammazzato un milione di uomini.
E adesso mi vogliono ancora
ma...

Sono sempre i vecchi…

Perché ho volato nella missione finale nel cielo giapponese.
Ho fatto partire il potente boato del fungo
e quando ho visto le città bruciare
ho capito che stavo imparando
a non voler più marciare.

Adesso il capo-laboratorio urla quando chiudono le fabbriche di missili.
La United Fruit urla sulle rive cubane.
Chiamatela “pace”, chiamatelo “tradimento”,
Chiamatelo “amore”, chiamatelo “ragione”,
ma...

 

La foto do Bob Dylan è di Chris Hakksens (commons.wikimedia.org, CC BY-SA 2.0)
La foto della copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan è di vinylmeister (flickr.com, CC BY-NC 2.0)
La foto del medaglione di The times they are a-changin’ è di Leo Reynolds (flickr.com, CC BY-NC-SA 2.0) 
La foto di Phil Ochs è di Chip.berlet ((commons.wikimedia.org, CC BY-SA 3.0)
  

Per inserire un commento devi effettuare il l'accesso. Clicca sulla voce di menu LOGIN per inserire le tue credenziali oppure per Registrati al sito e creare un account.

© A PASSO D'UOMO - All Rights Reserved.