Pensavamo che le guerre fossero lontane da noi. Invece no e, siccome la conquista fulminea dell’Ukraina da parte delle Russia, non si avvera, aleggia sulle nostre teste l’ombra del nucleare.
Pensavamo che il coronavirus sparisse durante questo 2022; invece no, continua ad infettare vaccinati e non, con tanti morti.
Insomma i nostri pensieri sono svaniti come neve al sole. A ciò si aggiungano i mutamenti climatici, il riscaldamento della temperatura terrestre (un grado in più in mille anni, oggi un grado in più in solo cento anni), con conseguenze catastrofiche come slavine, frane, nubifragi, trombe d’aria...
E allora anche l’ottimismo che mi pervade da quando sono nato, non riesce a distrarsi da queste cose negative.
Mi spargo la testa di cenere e batto violentemente il mio petto? No.
Nonostante tutto, in giro, c’è aria di...festa. Luminarie, addobbi, musiche, cibo che precorre e annuncia il Natale. Ma poi questa festa è vera o del tutto inventata da chi fa nascere un bambinello in una grotta, al freddo e al gelo? Sia per chi crede in questa bellissima favola sia per chi non crede, è questo un periodo magico, incantato, che evoca la ricerca degli amici e, soprattutto, dei familiari impegnati nelle affannose attività della vita.
Dimentichiamo tutto e diamoci alla pazza gioia? No. Rimaniamo con i piedi per terra, facciamo sentire la nostra voce con scritti, appelli, manifestazioni, preghiere (per chi crede), facciamo sentire la nostra voce anche attraverso gli acquisti natalizi che, con i tempi che corrono sono privilegio di una fetta, anche se ancora larga, di cittadini.
Divinità della luce e solstizio
Ma perché il Natale si festeggia proprio il 25 dicembre?
Se fossimo vissuti a Roma, 2000 anni fa, dal 17 al 23 dicembre, avremmo percorso strade illuminate con fiaccole, per la celebrazione dei Saturnali in onore di Saturno, con banchetti, regali e il gioco dei dadi, vietati durante l’intero anno. Oggi ci sono luminarie, si gioca a carte e a tombola.
Nella religione indiana il dio Mitra, che ha diverse valenze nell’ordine cosmico, è portatore di luce. Nella mitologia greca chi porta la luce è Elios, il dio Sole.
La Chiesa sovrappone a Mitra e Elios, l’immagine del Cristo, simbolo di luce, venuto sulla terra a illuminare il mondo intero.
Intorno al solstizio (tra il 21 e il 22 dicembre) ruotano le varie divinità. È vero che inizia l’inverno ma è anche vero che le ore di luce cominciano ad aumentare.
Menu e TiVù
Nella nostra attività quotidiana, abbiamo un'arma micidiale che non spara ma può oscurare ciò che non condividiamo: il telecomando. Vale per chi continua a seguire i programmi televisivi. Io non più, ne salvo pochi, molto pochi, il resto è stomachevole e, quando appaiono i cosiddetti chef stellati, mi risultano, ma è un giudizio soggettivo, pornografia!
Detto ciò entro in un supermercato e noto montagne di torroni, panettoni, dolcetti tipici di località più o meno note. Mi faccio coraggio e comincio a leggere gli ingredienti: farina 0 o 00, zucchero, destrosio, siero di latte o latte scremato in polvere, sciroppo di glucosio disidratato, saccarosio, acidificante acido citrico, conservante potassio sorbato, sciroppo di zucchero invertito, mono e digligeridi degli acidi grassi, emulsionante, lecitina di soia, bicarbonato acido di sodio...aromi. No, non va. Prendo un torrone: Ingredienti…, aromi. No, non va. Sarà che ho fretta ma non trovo un solo prodotto che non contenga aromi. E si perché la voce “aromi” indica che il profumo è provocato chimicamente. Ciò è permesso dalla normativa vigente ma se mangio un prodotto semel in anno, con aromi, il mio organismo lo tollera. Ma se ne mangio sempre e comunque tutti i giorni, sorge il dubbio che il corpo possa reagire con intolleranze, allergie, etc. etc. etc. Questi alimenti, purtroppo, risultano buoni al palato ma sono cibo spazzatura. Ma i dolci non si preparavano con farina, zucchero e uova? Si, ma sono passati di...moda!
Il Natale che propongo è questo: caccia al prodotto senza additivi, senza aromi ma con aromi na-tu-ra-li. La voce aromi, in genere, essendo minima la quantità, è scritta alla fine sull’etichetta. Altro elemento che mi aiuta a comprare qualcosa è l’elenco degli ingredienti e la scadenza. Quando un dolce o un rustico di breve consumazione ha un elenco che non finisce più; non compro. Un dolce natalizio non può scadere a pasqua o a ferragosto!
Un Natale diverso, insomma, alla ricerca del prodotto perduto. Ognuno ne ha qualcuno o più di uno che gli ricorda la sua infanzia, le persone che non ci sono più, un Natale che ci deve far pensare a chi vive nella continua paura di morire sotto bombe, di chi non ha da mangiare. Non voglio rovinare l’atmosfera festaiola ma non posso non ricordare che in Italia ci sono ben 1.300.000 bambini che vivono nella povertà assoluta! Nei supermercati ci sono i carrelli della solidarietà; riempiamoli di cose buone, sane, le più sane e le più buone per farci perdonare la fortuna di vivere al caldo, senza bombe, lontano da fame, miseria e guerra.
Imbandiamo una tavolata con pasta confezionata con grano italiano, olio extravergine d’oliva, vino DOC, panettone, pandoro e torrone artigianali, spumante di nostri vigneti non trattati. Noci e castagne, mele e agrumi. Patate rosse e legumi e, se si trovano, anche le cicerchie. Pensando alla vigilia, offriamo del buon baccalà (gadus morua o gadus macrocephalus). Impacchettiamo tutto e doniamo con augurio e speranza di un futuro migliore e di pace.
Auguri finali
Scambiamoci gli auguri con liquorini o spumanti italiani.
Se nel brindisi finale ci ricordiamo di adottare a distanza qualche bambino (Save the children) cerchiamo di contribuire, nel nostro piccolo, a dare speranza all'umanità.
Foto:
Banchetto romano. Quadro di Joseph Coomans (1976), wikimedia cpmmons.
Impasto a mano, creativecommons (CC BY NC 4.0), vegan.rocks/it.