Nadia Tarantini, Quando nascesti tu, stella lucente, L'Iguana, Verona, pp. 399. € 17,00
Recensione
di MARIA ROSARIA LA MORGIA
«Erano i giorni destinati ai Trentenni della Prima Generazione. La Sua. Marcela, come gli altri, non aveva programmi. L‘anno della Scelta sollecitava desideri che si credevano dimenticati da tempo, e rendeva talvolta incerti. Abitare un cubo, abbandonare il corpo e l’intera memoria. L’obiettivo lanciato un secolo primavera a portata di mano, e toccava proprio a lei sperimentarlo! In fondo, si tratta di capire le ragioni della vita e della morte, concluse tra sé e sé Marcela».
Più di duecento anni dopo il Grande Disastro che ha sconvolto il mondo nel 2127, sotto la Calotta vivono migliaia di sopravvissuti. Marcela, la protagonista, dopo essere passata di ibernazione in ibernazione per diciassette vite, deve decidere se guadagnare l’eternità rinunciando alla memoria e alle emozioni. Una scelta che le permetterà di entrare nel Cubo cerebrale abbandonando il corpo e tutto quello che un corpo significa. Una scelta difficile, sofferta, terribile che per quasi quattrocento pagine tiene chi legge avvinto al romanzo scritto da Nadia Tarantini. Quando nascesti tu stella lucente ha avuto una lunga gestazione: l’autrice l’ha immaginato alla fine degli anni ’70 quando ancora lavorava come corrispondente de l'Unità in Abruzzo, poi il trasferimento a Roma dove è stata giornalista parlamentare e inviata, nel mezzo diversi libri d’inchiesta e la passione per la scrittura che l’ha portata anche in cattedra all’Università di Teramo. Anni intensi senza dimenticare mai Marcela e i tanti altri personaggi che affollano questo libro che, da quando è uscito, sta suscitando un grande interesse in tutti i luoghi dove è stato presentato: da Torino a Napoli, da Milano a Roma, da Padova a Livorno, da Bologna a Pescara, l’Aquila, Lanciano solo per citare alcune delle città dove l’incontro con l’autrice ha aperto una discussione sul romanzo e sul ruolo della fantascienza a firma femminile.
Un romanzo, questo di Nadia, di fantascienza apocalittica, distopica. La scelta di Marcela è accompagnata da dubbi, da paure che provocano domande, indagini, scoperte dolorose. Lo scenario è quello di un mondo che si autodistrugge immaginando di andare avanti, dominato da un’onnipotenza che pretende di controllare la natura e l’umanità. Un capitolo dopo l’altro prendono corpo Karol, il patriarca che ha la memoria del Grande Disastro e ha consegnato a Marcela la chiave per poterlo interpretare e Amina, la compagna di Karol, scienziata e maga, anziana donna saggia. E poi ci sono Mariana la madre viva nel ricordo e Mecenate il padre «che lei conosce solo nei biblio-flash» morto in maniera orribile, e ancora Igor e Mateus, Magdalen e Sirius. Una scrittura accurata capace di tessere una trama complessa, alternando l’emotività del coinvolgimento e la distanza della narrazione in terza persona. Immagino Nadia intenta a cesellare le parole entrando con rispetto nelle storie degli uomini e soprattutto delle donne che popolano il romanzo. Un’abilità che conosco da che realizzammo insieme, un bel po’ d’anni fa, alcuni documentari per la Terza Rete Rai. E già allora, guarda caso eravamo tra la fine degli anni ’70 e i primissimi ’80, erano ben vive l’attenzione per l’ambiente e la critica per una cultura patriarcale tesa solo a imporre il suo potere. Quando nascesti tu, stella lucente è il titolo scelto in seconda battuta (Nadia aveva ipotizzato La diciottesima vita pensando alla sua Marcela dopo la scelta) da Chiara Turozzi, ideatrice de L'Iguana, un progetto editoriale coraggioso che scommette sulla qualità delle scritture e delle relazioni. La pubblicazione di un romanzo di fantascienza femminista ha aggiunto valore alla sfida ed è arrivata in un momento che vede un risveglio d’interesse e di successo per il genere. Basti pensare a Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood diventato un serial tv seguitissimo. Come ha detto Nadia, in una presentazione, citando Ursula Le Guin, una delle più grandi scrittrici di fantascienza, scomparsa di recente, «la fantascienza è un mezzo così potente, ti permette tante di quelle cose, che ti fa d’un balzo superare gli stereotipi di genere. Puoi scrivere davvero quello che di più profondo ti nasce dentro».