È possibile, nell’istruzione e nell’educazione, assegnare alla tecnologia il ruolo di strumento? O essa sprigiona una tale autonoma potenza che la destina inesorabilmente a dettare tempi, ritmi, modi e persino contenuti del processo formativo? La ragione strumentale ci spingerà a forza verso la proliferazione di ambienti educativi virtuali in sostituzione di quelli reali?
La figura del docente potrà essere insidiata dalle intelligenze artificiali o continuerà ad affermarsi il principio secondo cui senza relazione umana non si dà educazione? Il pensiero lento è un ostacolo al progresso o è un modo di essere che ci consente di camminare nel mondo apprezzando la velocità della tecnologia senza farcene travolgere?
Mi andavo interrogando su questo e su altri problemi quando la pandemia ha posto forzatamente in primo piano, nella scuola, il digitale e il virtuale. In tale situazione, ho deciso di pubblicare un primo embrione della elaborazione di un Manifesto della scuola slow. E di farne dono a quanti siano interessati a questi temi, sperando che possa esercitare una sia pur minima funzione di stimolo alla riflessione e di accoglienza di altri e più approfonditi contributi.
L’eBook viene, così, messo a disposizione di quanti avranno la pazienza di leggerlo, lanciato come un piccolo messaggio in bottiglia nelle acque del gran mare della nostra scuola, con l’auspicio che esse giungano presto a liberarsi dell’attuale tempesta.
Per riceverlo del tutto gratuitamente basta richiederlo scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. opppure a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
N.C.