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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

CRESCERE NELL'ERA DIGITALE

CRESCERE NELLERA DIGITALEL’uso delle nuove tecnologie nell’infanzia, nell’età scolare e adulta: quale futuro?, di Giorgio Capellani, Edilibri, Milano, pp. 174, € 16,00.

                                   Recensione di NANDO CIANCI

All’inizio era il computer, con i primi rudimentali passi svolti in tempi che -rispetto alle innovazioni tecnologiche continue di oggi- sembrano lentissimi. Poi i primi embrioni di rete, ancora con un andamento lento: “ben” 24 anni per giungere dal primo collegamento tra due computer distanti tra loro 600 chilometri (1969) al primo motore di ricerca (1993). In ultimo una progressione sempre più accelerata, che ha fatto espandere il sistema informatico al di fuori del computer, insediandolo in mille oggetti, a cominciare dallo smartphone, che ci accompagnano ormai ovunque: al lavoro, a scuola, nei viaggi, nei luoghi pubblici, nelle faccende di casa, nell’intrattenimento, nel gioco. Fino a dare l’impressione che le macchine di cui ci avvaliamo si stiano in realtà impadronendo della nostra vita. Il che ci pone problemi etici, rispetto ai quali, però, le macchine restano indifferenti, in quanto la tecnica non ha fini etici, essendo il suo scopo quello di funzionare e basta, né conosce il limite. I problemi etici, così, riguardano solo noi, perché l’automazione del lavoro sta facendo regredire il nostro senso di responsabilità, trasformandoci in funzionari della tecnica, e sta introducendo anche nelle relazioni umane categorie di valutazione mutuate dalla tecnologia e dall’economia, quali, ad esempio, l’efficienza e l’efficacia. E perché sta cambiando il nostro modo di stare al mondo e il peso del ruolo che noi abbiamo nella costruzione del nostro stesso destino.
Entriamo, con ciò, sul terreno decisivo dell’educazione e della formazione delle nuove generazioni che crescono in un mondo già digitalizzato e, dunque, sguarniti del senso critico che in passato veniva favorito dal tramandarsi della tradizione -attraverso i libri e tramite il racconto delle esperienze delle generazioni precedenti- che privilegiava la formazione del “pensiero lento”, quello che favorisce l’attenzione, la concentrazione, la riflessione. Si viene oggi sbalzati, già da piccoli, nelle spire del pensiero veloce, quello che richiede la reazione immediata e irriflessa all’input, che risponde agli impulsi, che non ha il tempo, gli strumenti logici e lo sviluppo adeguato del cervello per riuscire ad abbracciare le cose nel loro insieme. Aprendo, così, uno sterminato campo di riflessione riguardo a ciò che la pervasività del digitale comporta nella crescita dei bambini e dei ragazzi (ma che riguarda anche la vita e le attività degli adulti).
In tale campo si avvia con coraggio, e con un solido bagaglio di strumenti di analisi, Giorgio Capellani nel libro Crescere nell’era digitale. L’uso delle nuove tecnologie nell’infanzia, nell’età scolare e adulta: quale futuro?, recentemente pubblicato da Edilibri. Che si avvale anche di due appropriate appendici, un’intervista alla neurobiologa Gertraut Teuchert-Noodt e un saggio Gaetano Colonna sulla missione della scuola nell’era digitale.
Dopo aver rapidamente ricordato il cammino dell’informatica nell’ultimo mezzo secolo, il libro mette in correlazione le funzioni che deleghiamo alle macchine, o che svolgiamo insieme ad esse, con quel che avviene nell’encefalo, nell’opera di mediazione che il cervello fa tra l’essere vivente e il mondo, mostrandoci come la formazione del cervello non obbedisca solo a fattori innati ma dipenda anche dal concreto svolgersi della nostra vita, dalle esperienze, dagli stimoli dell’ambiente esterno. Si ché per una formazione equilibrata è necessario «ricevere diversi stimoli (logici, sociali, dialettici, artisti, di movimento»). E qui sorge il problema, perché l’apprendimento digitale stimola solo la sfera visivo-uditiva e limita quella tattile e del movimento.
Con un andamento rigoroso, ma con linguaggio chiaro e comprensibile (che ne rende consigliabile la lettura tanto ai docenti che ai genitori) CapellanI ci illustra le conseguenze negative che, a diversi livelli, un uso precoce, non controllato ed inconsapevole (anche da parte degli adulti) delle nuove tecnologie può determinare nell’infanzia e nell’adolescenza. Così come ci mette di fronte alle responsabilità degli adulti, tanto importanti quanto sottovalutate. E lo fa senza iscriversi né al partito di quanti vedono nella tecnologia l’alba di una nuova e felice vita dell’uomo, né a quello che la considera il preludio di un nuovo medioevo. Perché, come scrive Sergio Maria Francardo nella Prefazione, non si tratta «di schierarsi a favore o contro le tecnologie, ma di scegliere come affrontarle, gestirle e, a questo riguardo, quali sono le caratteristiche umane che vogliamo sviluppare e rafforzare». Delle tecnologie, così, vengono messi in luce anche il ruolo positivo che possono recitare nei processi di apprendimento, a condizione che si rispettino alcuni principi fondamentali. A cominciare da quello della gradualità, che inizia non prima dei dodici anni (prima è consigliabile tenere lontani i bambini dall’informatica) sulla base di ragioni ampiamente spiegate e che, come abbiamo già accennato, attengono allo sviluppo di tutte le parti e le facoltà del cervello. Dopo di che si piò iniziare ad introdurre l’uso delle nuove tecnologie didattiche, con tutte le cautele e i tempi necessari perché si pervenga ad un uso critico di esse, consapevole del loro valore, del ruolo che devono avere nella vita individuale e sociale, del loro funzionamento. Un percorso che aiuta anche a non diventare vittime di fenomeni oggi diffusi tra i fruitori della rete: dipendenza, ludopatia, cyberbullismo, adescamenti e pornografia, resa acritica ai condizionamenti politici, comportamentali, consumistici.
Un grande impegno, in tutto ciò, dunque, compete agli adulti, non solo per la protezione di cui l’infanzia necessita nel venire a contatto con esperienze che possono minarne l’equilibrato sviluppo, e non solo per la loro responsabilità nel fare accostare in modo consapevole e graduale le nuove generazioni alla tecnologia e ai mondi che essa dischiude. Agli adulti si richiede soprattutto l’assunzione di un abito di vita che, tramite l’esempio e la concreta organizzazione della vita familiare, assegni alle nuove tecnologie il posto che ad esse spetta, non preminente, non invasivo, non dominatore della formazione e della crescita dei giovani.
Di altro ancora si occupa questo libro, che apre squarci di riflessioni su problemi che possono inquietare o essere tradotti a beneficio dell’umanità, a seconda di come sapremo governarli: i campi del cyborg, del cosiddetto transumanesimo, dei robot -tra leggenda, fantascienza e scienza- e del loro utilizzo nelle sfere private e sociali della vita umana. Ed anche l’evoluzione dei computer dalla logica binaria a quella più complessa delle intelligenze artificiali.
Un cammino impegnativo e affascinante, che mira ad esplorare in varie sfaccettature l’incidenza della vorticosa accelerazione dettata e attuata dalle nuove tecnologie sulla formazione di bambini e ragazzi. Un cammino condotto senza alcun astio luddistico verso la tecnologia e con lo scrupolo dello studioso che si avventura in un campo complesso, in cui si intrecciano scienza, tecnica e destino dell’uomo, alla ricerca di una strada che non faccia smarrire la ricerca di senso e salvaguardi la dignità dell’esistenza umana.                                                                

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