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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

I VIAGGI E LE STAGIONI

RITABARTL’Umbria avvince in particolare col freddo e col tepore primaverile, che trasmettono  un forte senso di misticismo, dettato non solo dalle importanti figure religiose che l’hanno abitata, ma dalla la natura stessa che vi regna.

Ormai libera da impegni lavorativi, quando programmo un viaggio mi piace farlo in relazione alle stagioni, non solo per fattori metereologici, che grande importanza hanno ai fini della scelta dei percorsi, ma perché ritengo che ogni luogo dia il massimo di sé, se visitato in momenti che possano esaltarlo.
FIRMA BARTOLUCCIA ben pensare, città, paesaggi, ambienti hanno anche loro un’anima, anzi più d’una, proprio come gli umani, forse perché da questi sono stati modellati e allora val la pena coglierne le atmosfere più suggestive nei giusti tempi.
Siamo in inverno, ancora sotto l’influsso del clima natalizio che apporta a ogni realtà uno speciale fascino festoso, più raccolto e intimo in certi luoghi, chiassoso e luminoso in altri e allora diventa invitante uscire per vedere con altri occhi quanto magari già veduto.
L’Umbria in particolare mi avvince e chiama, una regione in cui amo tornare col freddo e col tepore primaverile perché in entrambi i tempi vi colgo un forte senso di misticismo, per me dettato non solo dalle importanti figure religiose che l’hanno abitata, ma per la natura stessa che vi regna, per quel bellissimo paesaggio collinare che si dilaga all’infinito e per il mondo antico racchiuso nei suoi centri. Che sono tanti, tra grandi e piccoli, tutti meritevoli di visita, in quanto gelosi custodi di una cultura che ha ancora in pregio la terra e i frutti che essa dona e di una tradizione ricca di valori umani che ben convivono con un avanzato sviluppo industriale portatore di altro benessere e nuove costumanze, che non tradiscono il passato.
Le nebbie pungenti dell’inverno che dalla piana tiberina salgono a toccare i colli, così come è facile vedere da Assisi, avvolgono ogni presenza e la smaterializzano per restituirla, a tratti, in improvvisi soffi d’aria che la fanno percepire, quasi ci fosse e non ci fosse, come in un gioco a nascondino.
Le belle facciate delle chiese in pietra rosea e chiara, lavorate di cesello da vetusta sapienza artigiana, di colpo, emergono alla vista nella loro possanza architettonica e religiosa. Prima fra tutte, s’innalza come un faro di spiritualità la basilica dedicata al santo più amato ed apprezzato, anche dai non credenti, per il grande amore da lui rivolto alla terrenità, colta nei suoi più dolorosi aspetti e nella magnificenza della natura. La struttura, pur solenne e maestosa, par sollevarsi lieve per dilatarsi nell’azzurrità celeste e unirsi al canto dell’armonia che tutt’intorno regna.
La Piazza del Comune è, poi, una vera e propria pagina di storia in cui si percepiscono il lento e inarrestabile scorrere del tempo e le trasformazioni che esso comporta. Vista di notte, sotto la sapiente luce di opportuni riflettori, fa rivivere, come in una sequenza cinematografica, un passato illustre scolpito negli edifici civici di epoca medievale e nella monumentalità romana resa dalla facciata del Tempio di Minerva.
Per contro, le comuni abitazioni esprimono la calda intimità che vorrebbero racchiudere al loro interno: sobrie nelle linee semplici, s’accalcano sotto spioventi tetti a proteggersi e a parlottar tra esse ai fianchi di strette vie selciate che in alto portano nell’aria vetrificata dell’inverno.
Nel contrasto tra un fuori, che ammalia nella purezza ed essenzialità che il freddo dona, e un dentro, riposto, intimo, recondito dove dar rifugio al corpo e all’anima, riposa il fascino invernale che la terra umbra riserva ad abitanti e visitatori
Tutto è diverso in primavera, quando il paesaggio s’apre al colore dei mandorli fioriti, al carminio dei papaveri celati nel verde nuovo e diviene messaggero di speranza per un rinnovamento più profondo, che investa l’intera umanità e la faccia vivere più degnamente.
Oltre ad Assisi, mi piace rivolgere un cenno anche a Perugia, un centro che conosco meno e ho apprezzato molto nel corso di quest’ultima visita invernale e, a mio parere, si discosta molto dal precedente, nonostante in comune abbiano parecchie affinità storico-urbanistiche, mentre diversa è l’atmosfera che vi si respira.
Qui la vita ferve, per una serie di fattori, in forme più dinamiche che inducono al fare più che al contemplare. Più popolosa e di grandi dimensioni, la città si avvale, infatti, di un sistema produttivo avanzato ed ecosostenibile che riguarda piccole e medie imprese dei diversi comparti economici, volte a valorizzare al meglio le risorse presenti sul territorio.
Essendo, inoltre, sede di una delle più antiche università d’Italia e del mondo, è culturalmente un centro d’avanguardia per studenti di varia provenienza territoriale, che le imprimono un volto cosmopolita e improntano di giovanile vivacità l’ambiente urbano che splende nella patina del tempo.
La città sorge anch’essa su un colle che s’alza dalla valle del Tevere ed è segnata da una storia antica che fa rimando agli Umbri, agli Etruschi, ai Romani, ai Bizantini, a un ricco passato medievale e rinascimentale di cui restano importanti testimonianze. Tra queste spiccano la preziosa fontana Maggiore, un esempio di rara bellezza scultorea, oltreché omaggio all’ingegneria idraulica del tempo, che permise di imprimere all’acqua il moto inverso senza aiuto di pompe; il Palazzo dei Priori, la Cattedrale di San Lorenzo, l’acquedotto medievale, la cinta muraria etrusca con l’arco etrusco – che costituiva uno dei principali accessi alla città – e altre magnifiche opere, che l’hanno resa bella tra le belle e le hanno fatto meritare il titolo di città d’arte.
Passeggiare lungo le sue strette vie che conducono in alto, o sostare nella grande piazza IV Novembre circondata dai pregevoli edifici civici e religiosi diventa un’esperienza esaltante, se poi vi si aggiunge una pausa in uno dei tanti locali di ristoro, dove poter gustare le mille dolcezze esposte, si tocca la dimensione paradisiaca.
Perugia, non va dimenticato, è sede di una rinomata industria dolciaria, che sin dal 1907 lavora il cioccolato, il cibo degli Dei, declinato nelle più varie forme e modalità, così come viene anche illustrato negli spazi museali e, annualmente, dà vita a un evento di fama internazionale: L’Eurochocolate.
Con questa nota di irresistibile dolcezza, concludo il mio breve e intenso giro in un’Umbria invernale all’insegna di luci e raccoglimento.

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